PALAZZO COMUNALE
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“Il palazzo fu edificato tra il 1937 e il 1938 per diventare la Casa del
Fascio, ora è la sede del Municipio
Negli anni 1937 e 1938 Alziro Bergonzo architetto bergamasco nato nel 1906, progettò la Casa del Fascio, al di là della Via Roma, e fu denominata “Casa Littoria Italo Balbo”, con una spesa per il Comune relativa alla sola festa di inaugurazione (500 lire), che avvenne però il 10 dicembre 1940.
Per inciso, si ricorda che Alziro Bergonzo, morto il 22 maggio 1997, oltre che di quella di Nembro, è noto come architetto progettista anche della Casa del Fascio di Caravaggio e, nel 1939, della Casa del Fascio “Antonio Locatelli” di Bergamo in Piazza della Libertà) e del Monumento alla Rivoluzione, per il quale collaborò per le statue lo scultore Leone Lodi.
Il progetto
Il progetto della ex Casa del Fascio di Nembro rivela lo sforzo di raggiungere la massima unitarietà del nuovo centro cittadino:
– Stessa larghezza della Casa del Balilla oggi Auditorium Modernissimo;
– Stessa quota d’imposta del piano terreno (il Balilla era stato eretto sopra un podio);
– Stessa altezza fuori terra;
– Stessi materiali (con esclusione di alcuni rivestimenti più pregiati).
La Casa del Fascio, oggi Municipio, conserva ancora in facciata un significativo rilievo di Leone Lodi (1900-1974) scultore di Soresina realizzato in pasta cementizia. Sulla sinistra viene raffigurato il Lavoro, sulla destra la Religione che domina sul Paganesimo rappresentato dal Centauro. Sul fregio continuo spiccano le parole:
“L’AVVENIRE È NOSTRO. NEL SEGNO DEL LITTORIO NOI ABBIAMO VINTO, NEL SEGNO DEL LITTORIO NOI VINCEREMO DOMANI”
Le stesse che Bergonzo utilizzò sul fianco della “Casa Littoria” di Caravaggio realizzata tra il 1936 e il 1937.
Il restauro ha messo in evidenza questa scritta. Ci sono segni che sono la testimonianza della storia e, in questo caso, il segno di un periodo buio dell’Italia dal quale la lotta di Resistenza ci ha riscattato. La scritta sul fregio ci deve ricordare la follia del fascismo che tolse la libertà e generò sofferenze nella popolazione. Quella scritta è un ammonimento per il futuro.
Oggi l’Italia è una repubblica democratica e la democrazia richiede conoscenza della storia e partecipazione attiva.